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nella foto Francesco Carofiglio

In estate, la bella stagione per antonomasia, non c’è lettura più adatta che La stagione bella di Francesco Carofiglio, scrittore, architetto, illustratore, attore e regista, affermato da anni nel mondo dell’editoria italiana ed estera con numerosi romanzi di successo. Io, invece, mi accosto per la prima volta alla sua scrittura e ne resto rapita, anzi, per meglio dire, risucchiata, considerato che la piscina è una delle ambientazioni della sua ultima pubblicazione per Garzanti.

Un libro che attraversa tutte le stagioni e non mi riferisco soltanto alle quattro scansioni dell’anno, ma a quelle della vita, in particolare della vita di Barbara e Viola, mamma e figlia, unite da un legame indissolubile, simbiotico, entrambe figlie uniche e prive della figura paterna. Un legame insano e perfetto - come lo definisce Carofiglio - stretto a doppio nodo dal mito familiare “Non abbiamo bisogno di nessuno, tu e io”, che le condizionerà reciprocamente per sempre o meglio, fino a quando Viola non deciderà, dopo la morte della madre, di conoscere le sue origini e il passato della stessa Barbara, che aveva rinunciato a scoprire per proteggerla ed evitarle la sofferenza. Così facendo si approprierà pienamente della sua vita, per certi versi negata, annientata, limitata, pur senza l’esplicita richiesta a effettuare rinunce da parte di qualcuno, facendo pace con i sensi di colpa, primo fra tutti quello di continuare a esistere dopo la dipartita della donna.

Cosa spronerà Viola a mettersi in viaggio, da Milano a Parigi, per andare alla ricerca delle sue radici, del padre e dei segreti della madre? Senza dubbio il ritrovamento, nella casa materna, di un cofanetto di velluto liso, contente fotografie che ritraggono Barbara, definita la belle italienne, solare e spensierata, le lettere che raccontano la sua giovinezza nella capitale francese e delle audiocassette. Ma anche e soprattutto il dolore, la rabbia e il vuoto atroce che fanno piombare questa figlia in un buio insopportabile insieme al suo impellente bisogno di uscirne fuori per dare un senso alla sua vita e salvarsi da quell’amore disfunzionale. Lì troverà le verità anelate e dal trampolino delle nuove consapevolezze, riuscirà a tuffarsi con sicurezza nelle acque della sua esistenza, libera, finalmente, di essere se stessa, di essere felice.

E la piscina che ruolo ha? È il suo rifugio. Viola ama nuotare, coltiva questa passione sin da piccola e trova nelle sue nuotate giornaliere un equilibrio, seppur limitato a quell’oretta di bracciate, e la connessione con la parte più intima di se stessa, annullando pensieri e sofferenze.

Accanto al rapporto madre-figlia, due temi insoliti: le memorie olfattive e le eredità emotive.

Rispetto al primo, gli odori infatti hanno la capacità non soltanto di suscitare emozioni, ma di risvegliare ricordi, sensazioni prigioniere e momenti reconditi custoditi nella memoria e nell’inconscio. Ecco perché Viola, un’olfattivista appassionata, crea fragranze nel laboratorio che gestisce insieme a Marcello, un Naso profumiere conosciuto a Parigi. Inoltre, essendo laureata in psicologia, effettua sedute di terapia ne “Il profumo delle Viole: - bottega di memorie olfattive”, utilizzando essenze, oli e profumi per far ritrovare ai suoi pazienti memorie a loro care.

In merito alle eredità emotive, ogni essere umano, oltre al taglio degli occhi e al colore dei capelli, eredita dalle generazioni precedenti i traumi, il dolore emotivo, i ricordi e i segreti della mente, che inevitabilmente influenzeranno la propria esistenza. Viola è certa che anche Barbara le abbia trasmesso i suoi dolori, le sue paure, gli eventi tragici vissuti e che il non aver elaborato tutto ciò a tempo debito abbia ingigantito quelle ombre da cui la madre pensava di proteggerla e che dopo la sua perdita emergono in maniera dirompente.

In un susseguirsi di intrighi sul fronte personale, lavorativo, sentimentale, questo romanzo risulta emotivamente coinvolgente ed emozionante sia per la storia in sé sia per l’architettura strutturale della narrazione, ricca e articolata, nonché per il lessico usato e le citazioni letterarie e musicali presenti. Si entra in un rapporto empatico con tutti i personaggi, anche con quelli secondari, identificandosi ora con uno ora con l’altro, perché questo libro riesce con delicatezza a esplorare e toccare le corde dell’anima.

Non sei tu, lettore, a scegliere questo romanzo, ma è questo romanzo a raggiungerti, ad abbracciarti, a invitarti a prenderti cura di te con l’augurio di vivere, malgrado le inevitabili sofferenze della vita, la stagione bella, proprio come Viola.